Esperimenti scientifici folli e le loro terribili conseguenze

2023-03-08 16:32:19 By : Mr. Jack Dai

Gli esperimenti scientifici sono alla base del progresso in moltissimi campi del sapere e costituiscono l'unico strumento capace di attribuire fondamento alle ipotesi della scienza. Dobbiamo sempre tenere presente che le ipotesi e le teorie scientifiche, per essere considerate valide, necessitano di essere prima razionalizzate e poi verificate e riprodotte in laboratorio. Solamente seguendo questa prassi si potrà attribuire alla teoria scientifica un sufficiente grado di veridicità. Tuttavia, non tutti gli esperimenti condotti nel corso della storia dell'umanità possono essere considerati etici o addirittura giusti: se l'esperimento del pozzo della disperazione non è stato abbastanza, oggi vogliamo parlarvi di alcuni dei più terribili.

Inventata dal neurologo portoghese Egas Nomiz, poi insignito del premio Nobel per la Medicina, la lobotomia consisteva nel trapanare il cranio e distruggere il tessuto bianco all'interno dei lobi frontali dei pazienti, curando così le malattie mentali (l'intervento eseguito da Nomiz era in realtà una leucotomia prefrontale). I pazienti trattati subivano un radicale cambiamento della personalità che, nella maggior parte dei casi clinici, comprometteva irrimediabilmente le loro capacità intellettive.

Tra i sostenitori di questa tecnica c'era Walter Freeman jr., che nel 1941 operò una lobotomia a Rosemary Kennedy, sorella del futuro presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy. Il padre aveva richiesto l'intervento per "correggere" le sue disinibite attitudini sessuali, peraltro normalissime in una giovane di 23 anni, ma all'epoca considerate indecorose. Rosemary si tramutò in una sorta di vegetale, quasi incapace di parlare, costretta sulla sedia a rotelle e con lo sguardo perennemente perso nel vuoto. Successivamente Freeman perfezionò la lobotomia transorbitale, che consisteva nell'introdurre uno scalpello da ghiaccio nella cavità dietro l'orbita dell'occhio andando a incidere sul cervello.

A bordo della sua "Lobotomobile", negli anni '50 Freeman girò gli USA eseguendo numerose operazioni del genere, che spesso necessitavano di un ricorso preventivo all'elettroshock. Diversi pazienti morirono subito dopo l'intervento. Solo nel 1967, quando un altro paziente morì per un'emorragia cerebrale, a Freeman vennero proibite altre operazioni. Alla fine degli anni '70, la pratica della lobotomia venne abbandonata da gran parte dei neurochirurghi di tutto il mondo.

Tra gli esperimenti scientifici con conseguenze più catastrofiche vi è certamente l'esperimento eseguito dagli statunitensi il 1° marzo 1954, nel test noto con il nome in codice "Castle Bravo" che distrusse completamente l'atollo di Bikini, nelle isole Marshall, nell'Oceano Pacifico. Si trattava della più potente bomba a idrogeno sperimentata dagli Stati Uniti, dalla potenza di circa 15 megatoni, circa mille volte più distruttiva delle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki nove anni prima.

L'Unione sovietica però in uno spirito di competizione scientifica seppe fare di meglio, testando nel 1961 la bomba Zar dalla potenza di 50 megatoni, capacità distruttiva "per fortuna" mai superata. Le preoccupazioni riguardo gli effetti di tali immani esplosioni nell'atmosfera convinsero pochi anni dopo i paesi del club nucleare a mettere al bando i test atomici.

Uno degli esperimenti più raccapriccianti nella storia della medicina è stato condotto tra il 1946 e il 1948, quando alcuni scienziati USA finanziati dall'Istituto Nazionale per la Salute infettarono deliberatamente 1300 guatemaltechi con il morbo della sifilide e altre malattie veneree.

Gli ignari sventurati erano malati mentali, carcerati, prostitute e soldati. Un reportage della BBC ha rivelato i tragici effetti di quegli esperimenti, che avvenivano o attraverso l'iniezione diretta degli agenti infettivi o promuovendo rapporti sessuali con prostitute affette da malattie veneree. In alcuni casi, i soggetti vennero trattati con antibiotici per testare la loro efficacia sulla sifilide, ma molti altri casi rimasero privi di trattamento. Il risultato fu la morte di numerose persone e la trasmissione della sifilide ai loro figli; l'esperimento si concluse nei primi anni '70 quando una fuga di notizie scatenò l'opinione pubblica. Il triste precedente di quegli esperimenti era naturalmente costituito dagli studi del dottor Mengele sui prigionieri di Auschwitz, durante il regime nazista.

Robert Health nel 1972 pubblicò sul Journal of Nervous and Mental Disease un caso entrato nella storia come "esperimento B-19", dal codice identificativo dell'anonimo paziente, un giovane omosessuale di 24 anni, con disturbi epilettici e dipendenza da droghe. Dopo aver ricavato un foro nel cranio del paziente, Heath applicò un elettrodo nella regione settale del cervello, considerata l'area che regola la sensazione del piacere. B-19 poteva sollecitare quell'area semplicemente premendo un bottone.

Sebbene il giovane non provasse attrazione o eccitazione verso il genere femminile, attraverso questo tipo di stimolazione raggiunse l'orgasmo guardando un film con rapporti eterosessuali e successivamente riuscì a portare a termine un rapporto sessuale con una prostituta ingaggiata dallo stesso dottor Heath. Questi precisò nella pubblicazione che B-19 aveva "risolto i suoi problemi" raggiungendo un orgasmo pienamente soddisfacente.

Le sperimentazioni sugli esseri umani da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale furono simili a quelle dei giapponesi, ma vennero associate allo sterminio di massa di ebrei, disabili, zingari, omosessuali, slavi e altre persone considerate "non degne" di vivere.

Le persone chiave di questi esperimenti, furono Joseph Mengele, il "dottor morte", Eduard Wirths, a capo di Auschwitz, Sigmund Rascher e tanti altri medici che, anche contro la propria volontà, vennero costretti a operare per scoprire cure a malattie e situazioni estreme che potevano interessare i soldati tedeschi in battaglia. La lunga lista degli esperimenti comprendeva: - Esperimenti di decompressione per il salvataggio da grande altezza - Esperimenti di congelamento/raffreddamento prolungato - Esperimenti di vaccinazione antipetecchiale - Ricerche sull'epatite epidemica - Esperimenti di sterilizzazione - Raggi X e castrazione chirurgica - Studio sulle condizioni precancerose della cervice uterina - Ricerche sui gemelli monozigotici - Ricerche sulla cura ormonale dell'omosessualità

Qual è il limite della scienza? Come raggiungere il giusto equilibrio tra progresso e salvaguardia dell'uomo e del pianeta? Certo, è evidente che vi sia una forte contrapposizione etica tra le due concezioni di scienza; una, appunto, "etica" e l'altra decisamente ai limiti di qualsivoglia morale o empatia umana. La difficoltà si concretizza nel momento in cui cerchiamo un equilibrio tra le due cose, capiamo che eccessive radicalizzazioni non portano a nulla di buono e il cieco amore per il progresso da una parte e l'ottuso conservatorismo morale dall'altra non hanno mai dato una soluzione limitando le capacità e la creatività umana, costituendo delle volte un vero e proprio pericolo per l'uomo e per l'intero pianeta.

Certamente comprendiamo che il progresso scientifico di per sé non ha un valore né negativo né positivo; è e sarà sempre l'uomo, con le sue convinzioni e con i suoi desideri, a rendere delle scoperte scientifiche armi di distruzione o entità capaci di destabilizzare il nostro ecosistema.

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