CASALSERUGO. Una settantina di persone venerdì a far festa e cenare attorno ai 90 anni di Romano “Tito” Carpanese nella sua casa in Argine destro a Casalserugo. Casa dove è nato, ultimo di nove fratelli, e dove ha sempre vissuto facendo il contadino, così come fa ancora oggi: si occupa del grande orto, delle galline e delle oche, degli alberi da frutto. Ogni giorno, più volte al giorno, fa il giro del campo e del boschetto e si occupa di tutto. Con il fedele ragazzo filippino che vive lì da 12 anni e dice: «Considero questa casa mia». La “regista” è una delle nipoti di Tito, Giuseppina Carpanese, 74 anni che paiono dieci di meno, energia per un esercito, che abita con lo zio. Zio che a un certo punto era finito in casa di riposo, in sedia a rotelle per problemi alla schiena: lei, una vita come maestra a Polverara, sindaco di Casalserugo dal 1994 al 1998, se lo è andato a prendere, l’ha riportato a casa ed è andata ad abitare con lui. Dopo poco Tito si è rimesso in piedi e ha cominciato una nuova vita. Lunghi tavoli in giardino, tra rampicanti e alberi, ad ospitare i presenti con Tito che, nonostante la temperatura da Equatore, ha chiesto come “entrée” i tortellini in brodo, una bella zuppiera fumante tutta per lui. E tra un piatto e l’altro i suoi racconti, la ricostruzione dell’albero genealogico, dai nonni in giù non ha sbagliato un nome o una data, i ricordi, la mamma Santina Norbiato che fumava sempre la pipa, il papà che oltre a fare il contadino aggiustava le macchine da cucine e aveva bottega a Conselve, il cinema la domenica e il tanto lavoro: i campi e le stalle. Tra i tanti regali, uno è stato particolarmente apprezzato da Tito: due pavoni regalatigli da Daniele Sandonà e dagli altri della cooperativa Cosep che coltivano i campi in zona e con Tito e la Giuseppina hanno un rapporto speciale. A tutti i settanta ospiti Tito ha consegnato di persona un omaggio, un portachiavi con inciso Tito 90. E un altro regalo, una medaglia di ceramica realizzata dal maestro d’arte e amico Roberto Pittarello, sempre dedicata a Tito. Intanto Giuseppina parlava con tutti, cugini, nipoti e parenti vari, e macinava progetti. Ché lei non è tipa da stare con le mani in mano, manco per sbaglio. Da anni ha fondato un circolo culturale che si chiama Passa di man, con il quale organizza incontri a Polverara, riuscendo ad avere sempre ospiti di pregio, come Aldo Cazzullo: la casa editrice aveva detto no all’ospitata, Giuseppina ha preso la strada più breve e ha chiesto direttamente a lui. E lui è arrivato a Polverara. Ora sta pensando a un progetto per ottobre dedicato «al vero San Francesco, quello che non ci raccontano», e sta cercando di raggiungere Paolo Rumiz. Alberta Pierobon
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