Quando parliamo di tecnologie che cambiano davvero la vita, spesso parliamo di quelle che regalano accessibilità e autonomia ai disabili.
Magari nessuna di queste farà parte della vita di quasi tutti i lettori di questo articolo, ma per chi ne ha bisogno saranno davvero decisive.
Una di queste è sviluppata dalla Kinova Robotics e si chiama Jaco. Si tratta di un braccio robotico in fibra di carbonio collegabile a qualsiasi sedia a rotelle elettrica disponibile sul mercato.
Jaco può essere controllato dall'utente e dispone di tre dita e sei assi di movimento: può essere impiegato per moltissimi compiti di ogni giorno.
“Il braccio si collega direttamente alla batteria della sedia e può essere controllato da qualunque sistema con il quale l'utente controlla la sedia", dice Sarah Woolverton, direttore marketing di Kinova.
“Può essere un joystick, un meccanismo a fiato o qualsiasi altra cosa. È molto, molto facile usarlo perché è una semplice estensione delle sedie già disponibili".
Le migliori tecnologie sono sempre risolutive, e nel caso di Jaco il problema era molto vicino al suo creatore. Lo zio di Charles Deguire, il co-fondatore di Kinova (indovinate come si chiama? Esatto, Jaco) soffriva di distrofia muscolare.
Questo terribile e noto disturbo degenerativo causa stanchezza e paralisi dei muscoli scheletrici. Non è presente cura, e compromette severamente l'autonomia dei pazienti.
“Questo ha ispirato il nostro CEO a creare qualcosa che potesse assistere persone con limitazioni di movimento negli arti superiori," continua la Woolverton. “Per questo nacque Jaco, il braccio robotico. Era 12 anni fa. Da allora lavoriamo duramente per migliorare sempre di più il prodotto".
Oggi Kinova Robotics ha sedi in Canada, Germania e Stati Uniti. Il suo braccio robotico è migliorato enormemente, specie nei movimenti di precisione.
“Permette alle persone di compiere azioni quotidiane che possono sembrare semplici a tanti di noi. Pensate a bere un drink, aprire una porta o truccarsi. Prima cose del genere erano del tutto impossibili da fare per qualcuno. Fornisce davvero più indipendenza: abbiamo raccolto storie di persone orgogliose di ciò che sono riuscite a fare in appena qualche giorno. È commovente".
Una di queste storie riguarda Mary Nelson, una 11enne affetta da atrofia muscolare spinale, che usa il suo braccio robotico Jaco per accudire i cavalli della sua fattoria di famiglia (in foto)
“È vero, gli utenti più giovani imparano a velocità supersonica. Di recente ho visto un bimbo di 7 anni padroneggiare in pochi minuti il braccio robotico per bere un drink. Anche sui pazienti più anziani comunque l'apprendimento è piuttosto agevole e rapido," dice la Woolverton.
La più grande sfida, tuttavia, non è quella di insegnare ai pazienti cosa possono fare con un braccio robotico. È quella di dotare quanti più pazienti possibile. In Germania è più semplice, perché dispositivi come Jaco sono coperti dal sistema medico e assicurativo. Altrove invece non tutti possono permetterselo.
Eppure le cose stanno cambiando: il mercato si aprirà lentamente ma inesorabilmente a soluzioni del genere. La questione culturale influirà su quella economica, i prezzi scenderanno e anche le compagnie assicurative di altri paesi includeranno soluzioni del genere nei loro pacchetti. Anche i sistemi sanitari valuteranno Jaco in relazione al rapporto costi-benefici: alla lunga può far risparmiare denaro, ad esempio sul Caregiving.
Un'altra soluzione, nel mentre, è quella di realizzare una versione low-cost di Jaco. Ci stanno lavorando, anche se il problema in questo caso è nel dover sacrificare qualcosa in termini di capacità e velocità.
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