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Il Milan è in ginocchio e non si rialza più: 2-5 col Sassuolo. Un disastro. Quasi senza precedenti, e il precedente richiama ricordi nefasti: qui a San Siro, 26 anni fa, un altro Milan con lo scudetto sul petto venne umiliato, 1-6 contro la Juventus, e finì undicesimo. A questo diavoletto basta la classifica attuale per tremare: se la Lazio batterà la Fiorentina, si ritroverà quinto in classifica; se la Roma stasera dovesse sbancare il Maradona, con i biancocelesti sempre vittoriosi, Pioli scivolerebbe addirittura al sesto posto. La Champions da cui tutto passa, adesso è appesa a un filo.
Il fatto è che non c’è trucco e non c’è inganno: il Milan è sparito per davvero e non torna più. Dopo l’Inter e la Lazio, anche il Sassuolo ha passeggiato su quel che resta della squadra campione d’Italia: i neroverdi non vincevano una partita dal 24 ottobre, oggi se ne tornano a casa con un cinque gol segnati e una partita dominata, senza storia. Contro il Sassuolo, a maggio, Pioli ballava a bordocampo e contava i minuti per andare a festeggiare uno scudetto incredibile mentre i suoi sigillavano l’impresa con tre gol in 36 minuti; oggi sono gli emiliani a infilare tre volte in mezz’ora Tatarusanu: il confronto è impietoso. La crisi rossonera – ultimo e unico successo del 2023, il 2-1 di Salerno il 4 gennaio, poi 4 ko e 2 pari tra Serie A e coppe – somiglia a una emorragia inarrestabile: più passa il tempo e più si allarga il divario tra la squadra dello scudetto e quella di oggi, un insieme di giocatori nervosi, senza idee e senza protezione. I 70mila di San Siro iniziano a lasciare lo stadio dopo il quinto gol neroverde, chi resta fischia (anche se la curva applaude): il mondo rossonero è sottosopra.
Pioli ne cambia sei rispetto alla disfatta dell’Olimpico: se Theo Hernandez per Dest, Krunic per lo squalificato Bennacer, Saelemaekers per Messias e De Ketelaere per Diaz sono scelte più o meno annunciate, stupisce la presenza di Gabbia al posto di Kjaer e soprattutto di Rebic a sinistra, sulle zolle di Leao. Rafa in questo campionato ha cominciato in panchina solo con Monza e Cremonese e arriva dalla brutta prestazione contro la Lazio, ma Pioli prima del match precisa: “È una scelta dettata dalle condizioni, Rafa ha giocato tanto e ha perso un po’ di brillantezza”. Nel 4-3-3 di Dionisi la sorpresa è Marchizza a destra: torna titolare a un anno dall’ultima volta, quell’Empoli-Roma del 23 gennaio 2022 in cui il ginocchio aveva fatto crac.
Il Milan degli ultimi tempi ha abituato a partenze shock - due gol incassati nei primi 45’ tra Lecce, Inter in Supercoppa e Lazio – ma contro il Sassuolo il bilancio è persino peggiore: dopo mezz’ora di gioco Calabria e compagni sono sotto 3-1, la porta si apre praticamente ogni volta che la banda Dionisi bussa. E così, tra il 19’ e il 30’, i neroverdi segnano tanto quanto erano riusciti a fare nelle prime 4 partite del 2023. Alla festa c’ posto per tutti. Per Defrel, che non segnava da febbraio dell’anno scorso e che a San Siro deve solo appoggiare in rete il tracciante perfetto disegnato da un Berardi imprendibile per Theo e Gabbia. Per Frattesi, invitato dal solito Berardi: inserimento bruciante e destro altrettanto veloce a far secco Tatarusanu sul suo palo. Per Berardi, ovviamente: segna di testa, su angolo di Traoré. È il 30’, e il Milan sei minuti prima sembrava essersi rimesso in piedi con un gran colpo di testa Giroud su assist di Calabria. Un’illusione, come il tocco volante del francese che all’8’ sembrava aver sbloccato il match: la Var aveva annullato per fuorigioco del centravanti rossonero. Il primo tempo scivola via in un clima surreale: la curva milanista canta “Noi vogliamo undici leoni”, in campo i predatori hanno le maglie bianche del Sassuolo. Frattesi, Traoré e Obiang si mangiano Tonali e Krunic, De Ketelaere si spegne dopo un inizio promettente, Rebic manda all’aria una buona ripartenza smanacciando su Rogerio e Saelemaekers litiga con tutti. Lo stadio fischia: questo Milan mette a dura prova la pazienza dei suoi tifosi.
La ripresa si apre con l’ingresso di Leao per De Ketelaere, ma è ancora il Sassuolo a esultare. Calabria si fa rimontare da Laurentié e lo stende in area, rigore che lo stesso Laurentié trasforma: è 4-1. Rebic segna ma la Var annulla ancora, sempre il croato si divora un gol fatto, poi va in scena il Far West: una rissa dietro l’altra, i milanisti collezionano cartellini gialli. Ma è il Sassuolo a esibire la collezione migliore, quella dei gol, che diventano addirittura cinque al 79’, con Henrique mandato a segno da un incontenibile Berardi. Pioli ha già cambiato mezza squadra, ma non ottiene risposte se non la rete del 2-5 firmata da Origi all’81’: destro da fuori. Il resto è attesa: che l’arbitro Giuia fischi la fine, anche perché i nervi sono tesissimi e qualcuno rischia di rimetterci il derby (vedi Giroud, ammonito dopo un parapiglia in area emiliana), che la furia neroverde si fermi. Il punto è che adesso nessuno si aspetta più la quiete dopo la tempesta, anche perché all’orizzonte si vedono già altri nuvoloni. Neri e azzurri: tra una settimana è di nuovo derby.
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